Prodi e l’Ulivo cavalcano la protesta della Val di Susa e usano la piazza contro il governo
Berlusconi: l’estrema sinistra punta allo scontro, alto rischio anche nella grandi città


di VITTORIO FELTRI


C è una costante nella vita italiana: l’operetta. Neanche le tragedie sono serie. Qualsiasi cosa succeda alla fine fa un po’ ridere e chi la osserva con distacco scuote la testa: la solita caciara.
Per settimane se la sono presa con il ministro dell’Interno Pisanu. Che aspetta ad intervenire in Val di Susa? E giù insulti al democristiano inossidabile, al berlusconiano indecisionista e tollerante verso gli anti-Tav. A forza di sentirsi dare del “senzapalle”, Pisanu si è risolto: ha ordinato lo sgombero.
Come si fa a trasferire un gruppo di dimostranti da un luogo all’altro? Gli dici con cortesia: scusate ragazzi vi dispiace togliervi dai piedi visto che qui bisogna cominciare i lavori? Naturalmente loro non si muovono né esprimono la volontà di farlo; anzi ti guardano con un sorrisino ironico. Esclusa l’efficacia dell’invio di fiori a ciascun manifestante col seguente messaggio: “tesorino vai a casa al calduccio e riposati dalle fatiche della protesta”, rimangono le maniere forti ossia sollevare di peso i rompicoglioni e deporli laddove non siano più di intralcio.
Ecco, questo hanno fatto i poliziotti ubbidendo a ordini superiori. Chiaro, un’operazione del genere non è mai indolore: i recalcitranti vengono trascinati via, massì, anche strattonati; e se reagiscono si beccano una manganellata. E allora gridano e piagnucolano: ci hanno fatto la bua. Razza di pirlacchioni, ringraziate il compagno Diliberto che, da ministro della Giustizia, depenalizzò certi reati legati ai casini piazzaioli e similari, altrimenti rischiereste la galera. Comunque non sta bene proclamarsi democratici e impedire alla democrazia di concretizzare un provvedimento approvato a ogni livello istituzionale. Si dà il caso che il tunnel Tav non sia un capriccio di Pisanu e di Berlusconi ma una legge passata in Parlamento e promulgata; e le leggi si rispettano. Chi non le rispetta va rimosso. Di qui la legittimità della rimozione fisica dei valligiani dalla zona presidiata allo scopo di boicottare l’inizio dei lavori. Alla polizia nessun rimprovero dunque; gli agenti, dodici dei quali feriti, hanno fatto il loro mestiere e occorre piuttosto elogiarli per aver resistito alle provocazioni.
Il discorso potrebbe terminare qui se il nostro fosse un Paese normale, peccato non lo sia; pertanto è opportuna qualche chiosa alle chiacchiere infelici di vari commentatori.
Sergio Romano si è distinto sul Corriere della Sera con un articolo di alto equilibrismo. Cito testualmente perché eguagliare la prosa dell’ex diplomatico sarebbe impresa ardua. «Non è bello che polizia e carabinieri ricorrano alla forza per impedire che un gruppo di dimostranti occupi una ferrovia, una scuola, un’autostrada o, come nella notte fra lunedì e martedì, i cantieri installati per la costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità. Ma non è né bello né giusto che un gruppo di cittadini occupi un luogo pubblico o privato per impedire il passaggio di un treno, il funzionamento di un’istituzione o l’inizio di lavori regolarmente autorizzati. Anche l’occupazione è violenza».
Quando si dice una posizione netta. Da notare. Romano per compiacere alla sinistra anzitutto spara sulla Polizia, così mette le mani avanti; e solo nel secondo periodo spara sui dimostranti con l’intento di rivelare propensione all’obiettività. Sbagliatissimo, caro Romano. Davanti ai fatti non si ciurla nel manico, rovesciandone la cronologia.
1) La prima azione non è stata compiuta dalla Polizia bensì dai manifestanti. I quali per giorni e giorni hanno commesso soprusi consapevoli di commetterli.
2) Il governo, preso atto che l’illegittima protesta si protraeva oltre ogni limite accettabile, ha mobilitato le forze dell’ordine con un comando preciso, inequivocabile: sgomberare.
3) In sostanza, illustre editorialista del Corriere, per spiegare gli accadimenti e correttamente commentarli, si deve tener conto del rapporto di causa effetto che li collega. La Polizia non è intervenuta per malvagità, ma per necessità e in conseguenza di reiterati abusi. Non risponde a verità quanto lei scrive: «Non è bello che polizia e carabinieri ricorrano alla forza per impedire…». È bellissimo semmai costatare che polizia e carabinieri all’occorrenza sono in grado di assolvere alla funzione per la quale sono pagati (male): imporre la legalità. Ed è bruttissimo costatare; invece, che gli occupatori di un cantiere si ostinino a rimanere dove non possono stare costringendo agenti e militari a darsi una mossa.
Per quale motivo in Italia anche la stampa più autorevole e i telegiornali più accreditati fanno l’occhiolino agli estremisti e deplorano i tutori della legalità? Lo fanno per convenienza. Lo fecero nel Sessantotto e anni successivi, non hanno mai smesso di farlo, continuano a farlo. Hanno l’esigenza insopprimibile di essere apprezzati dalla sinistra Un
protraeva oltre ogni limite accettabile, ha mobilitato le forze dell’ordine con un comando preciso, inequivocabile: sgomberare.
3) In sostanza, illustre editorialista del Corriere, per spiegare gli accadimenti e correttamente commentar-li, si deve tener conto del rapporto di causa effetto che li collega. La Polizia non è intervenuta per malvagità, ma per necessità e in conseguenza di reiterati abusi. Non risponde a verità quanto lei scrive: «Non è bello che polizia e carabinieri ricorrano alla forza per impedire…». È bellissimo semmai costatare che polizia e carabinieri all’occorrenza sono in grado di assolvere alla funzione per la quale sono pagati (male): imporre la legalità. Ed è bruttissimo costatare; invece, che gli occupatori di un cantiere si ostinino a rimanere dove non possono stare costringendo agenti e militari a darsi una mossa.
Per quale motivo in Italia anche la stampa più autorevole e i telegiornali più accreditati fanno l’occhiolino agli estremisti e deplorano i tutori della legalità? Lo fanno per convenienza. Lo fecero nel Sessantotto e anni successivi, non hanno mai smesso di farlo, continuano a farlo. Hanno l’esigenza insopprimibile di essere apprezzati dalla sinistra. Un tempo ambivano alla benedizione dei comunisti, i quali davano l’impressione di essere vicini alla vittoria; oggi, poveracci, ambiscono alla benedizione di Prodi, probabile premier. Inoltre, non esistono (tranne rare eccezioni) direttori di giornali e telegiornali che non siano di estrazione progressista e che non tengano al giudizio dei partiti di provenienza. Risultato, i lettori sono sistematicamente fuorviati, per non dire imbrogliati.
Il vero inquinamento che nessuno combatte è quello dell’informazione.

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