Fermati tre nomadi per l’omicidio Masciolini: ora la prova con il Dna della saliva 
 
 di VANNA UGOLINI


«Stai tranquillo, non ti agitare. Tanto lo sappiamo solo noi due e l’altro. Certo, però, che bisogno c’era di fare tutto quel casino? Ve l’avevo detto di andarci piano».
Sono state parole simile a queste a tradire i tre nomadi che ieri i carabinieri del nucleo operativo del reparto operativo hanno fermato con l’accusa di aver ucciso a botte Luigi Masciolini, 85 anni, e ferito la moglie di 76 anni, quattordici mesi fa, dopo che non riuscivano a trovare il denaro che speravano l’uomo tenesse nascosto in casa.
Un omicidio violento, botte e calci ad un uomo buono, reso inerme, che non resisterà al dolore, alla paura, a quello scotch incollato sulla bocca che gli impedisce di respirare bene e morirà dopo poche ore di agonia.
Quattordici mesi di indagini, pochi indizi in mano: l’impronta di una scarpa sul muro, la saliva sullo scotch, tagliato con la bocca e un’indicazione che indirizza le indagini nel mondo dei nomadi. Poi, una raccolta paziente di prove, una telefonata chiave, controlli, pedinamenti, fino alla decisione di arrivare al fermo, l’altra notte, fatto in contemporanea in tre città: a Perugia, sull’autostrada. Alla periferia di Prato e a Chiavari, fuori dai campi nomadi. A finire in manette T. P., 23 anni, preso a Prato, B.A., 33 anni, che viveva nel campo nomadi di Pian di Massiano, D. H., 45 anni, preso a Chiavari. Ancora da definire i loro ruoli nella rapina e stabilire, con certezza, chi dei tre abbia alzato le mani contro Luigi Masciolini fino ad ucciderlo, preso dalla rabbia per non avere trovato il denaro che poi, in realtà, non c’era.
E ancora da capire chi abbia indirizzato i tre nella palazzina di Ospedalicchio di Bastia che, certo, è un bersaglio facile, isolata e sulla superstrada, ma non sembra la casa di persone facoltose. C’è stato forse un basista che ha aiutato i tre oppure il nomade che vieva a Perugia è venuto a conoscenza delle chiacchiere di paese che raccontavano di un buon affare fatto da Masciolini vendendo un terreno? Chissà, ancora molti elementi sono da ”irrobustire” in questa indagine che ha portato al fermo dei tre ma che deve ancora chiarire alcuni elementi interlocutori. Il prossimo passo dovrebbe essere la comparazione del Dna della saliva trovata sullo scotch con quella dei tre. Altri tasselli, come l’impronta della scarpa sul muro, dovrebbero comunque essere indizi che vanno tutti nella stessa direzione, quella della colpevolezza dei tre. Ieri, per i tre nomadi si svolte le udienze di convalida dei fermi davanti ai gip delle città dove sono stati bloccati. L’uomo arrestato a Perugia, sentito dal gip e dal pm, Manuela Comodi (che ha coordinato le indagini gestite dal colonnello Pietro Dimase, maggiore Emiliano Sepiacci, tenente Antonio Morra), si è avvalso della facoltà di non rispondere. I giudici si sono riservati tutti di decidere.


 

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