Lo sfogo dei ragazzi di Bastia sullo spazio ridotto concesso dall’amministrazione comunale per fare i carri


DANIELA BIZZARRI


BASTIA UMBRA – C’è chi li chiama il rione dei nomadi, chi li deride e dice che era tempo che anche loro facessero i carri a cielo aperto. Di certo c’è che questo non sarà un palio facile per i ragazzi del rione San Rocco costretti a preparare i loro carri sotto un cielo di stelle (si augurano), senza ripari nè copertura. Abituati a lavorare nell’ex tabacchificio di viale Giontella fin dal lontano 1994, questi ragazzi fanno buon viso a cattivo gioco ma non nascondono una profonda amarezza. “Sarà difficile lavorare in queste condizioni – dicono – sembra che vogliano farci perdere per forza, visto che siamo troppo forti”. E in effetti negli ultimi anni, il rione dei verdi ha segnato il passo in occasione dell’ambito palio di San Michele Arcangelo a Bastia, risultando anche i vincitori uscenti della scorsa edizione della festa. La polemica è nata in seguito alla concessione al rione di uno spazio per la preparazione dei carri che non corrisponde a quello previsto nel piano approvato l’8 giugno dall’amministrazione e che, oltre a lasciarli senza certezze nè per quest’anno nè per il futuro, li costringe a lavorare in un fazzoletto di terra e in spazi ridotti sia per la sartoria che per il montaggio dei pezzi dei carri. “Abbiamo seriamente pensato di sabotare la festa rifiutandoci di partecipare – confessano alcuni – ma non siamo tutti d’accordo e quindi continuiamo ad andare avanti”. La rabbia dei sanrocchini cresce ancora di più quando pensano alla struttura che qualche tempo fa il Comune di Bastia realizzò per un altro rione, quello di Sant’Angelo. “Sarà un caso – continuano a dire mentre guardano lo stretto spazio dove sono ammassati i carri dello  scorso anno – che per il rione più popoloso di Bastia, in vista delle passate elezioni, abbiano allestito una struttura che gli permettesse di lavorare in sicurezza e con ampi spazi? Non è una novità che l’amministrazione si curi sempre meno della festa – affermano – e quello che ci sta accadendo ci sembra proprio volga in questa direzione e rientri in una politica tesa a sminuire l’importanza e il valore di questo appuntamento ormai decennale, che rappresenta la festa della città di Bastia”. Insomma i sanrocchini hanno il dente avvelenato e si sentono vittime di un’ingiustizia. Ma in tutto questo polverone, che annuncia nubi minacciose sul palio bastiolo, c’è chi avanza anche a loro qualche critica. Come quella di avere abbassato troppo presto la testa, deponendo senza troppo lottare le armi, mentre sarebbe stato il caso di rendere questo episodio un vero e proprio caso cittadino. A chi li accusa, i sanrocchini rispondono con rassegnazione e tanto sconforto. “Siamo convinti che comunque – dicono amareggiati – qualsiasi lotta non avrebbe portato a nulla, se non a disperdere energie, a coltivare rancori e a far crescere la rabbia. Purtroppo, e di questo ne siamo certi, – aggiungono – ci sono ragioni che vanno ben oltre le proteste di una buona fetta della popolazione bastiola. Purtroppo contro queste ragioni siamo impotenti e ci ritroviamo a subirle con il beneplacito di chi sa ma tace e l’ipocrisia di chi parla pur sapendo che le cose sono ben diverse da come vengono ufficialmente raccontate”.


danielabizzarri@libero. it

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