Sabato a Bastia Umbra per “Oicos riflessioni”
BASTIA UMBRA – E’ un tema ardito e sicuramente molto complesso quello scelto per l’anno 2005 da “Oikos riflessioni”, iniziativa nata da un comitato cittadino di Bastia Umbra che si propone di organizzare sul territorio incontri che stimolino la riflessione critica senza mai scivolare in quella forma di “consumismo culturale” nella quale troppo spesso cadono eventi che guardano più alla mondanità che alla cultura. Proprio per perseguire questi obiettivi è stata scelta la strada del tema annuale, che evita il rischio delle ciclicità degli incontri, incentrando l’attenzione, nell’anno in corso, su “Segno, parola, linguaggio, lingua, comunicazione”, sviluppandolo attraverso incontri e dibattiti. Non molti giorni fa ha avuto luogo il primo incontro, con Emanuele Severino, che ha affrontato la problematica del rapporto tra la Parola ed il Vero mentre il 26 marzo, alle ore 16, presso il Teatro Esperia di Bastia, si terrà il secondo appuntamento che avrà come protagonista Vittorio Sgarbi. Si cambierà linguaggio, o per meglio dire forma espressiva, dunque, passando dall’espressione verbale a quella pittorica attraverso l’analisi del Polittico di S. Angelo di Bastia Umbra, opera dell’Alunno, per poter affrontare il tema: “Quali significati sotto i segni dell’opera?”. Perché se si dà per assunto che l’arte nel superare i confini della produzione materiale assegna alle sue creazioni significati non necessariamente appartenenti alla cultura che le ha create, è strumentale al godimento di tali creazioni la comprensione dei significati e pertanto l’apprendimento delle modalità conoscitive. Quanto dell’interpretazione di un’opera, e di un’opera importante in questo caso creata da un autore di altissimo livello, quanto appartiene alla sfera espressiva originaria di chi ha creato e quanto appartiene all’interpretazione del fruitore, che non può certamente escludere, nel porsi di fronte ad essa, tutto ciò che è presente a costruire la sua cultura personale? Quanti valori sono stati assegnati all’opera stessa dal tempo che ha creato su di lei, nei passaggi interpretativi, un accumulo di significati estranei alla sua origine? Quale linguaggio ha utilizzato l’autore e quanto di quel linguaggio è nello spettatore? In quali termini viene definito il “bello” nelle due diverse culture (quella dell’autore appunto e quella del fruitore) e quali sono le chiavi espressive utilizzate per esprimerlo? Quanto valore deriva ad un’opera dalla possibilità del fruitore di interpretarla nei termini offerti dalla propria filosofia estetica? Tutte domande a cui tenterà (dato ovviamente il poco tempo offerto da un incontro) di dare risposta il critico Sgarbi, prendendo come riferimento proprio l’importante opera conservata a Bastia Umbra, opera di un autore che gli è particolarmente caro.
Giulia Silvestrini
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