di RENATO FARINA
Nel 1995 Romano Prodi mosse con il pullman verso cento città. Il pullman, come un qualsiasi squallido mercenario di Forza Italia, ha preteso molto gasolio. Niente di male: a questo ha provveduto il volontario Calisto Tanzi. Sul torpedone però ci sono pure gli autisti, i pensatori, i propagandisti, insomma un seguito di gente la quale, benché dotata di proverbiale abnegazione, è usa nutrirsi. E chi li nutre? Mamma e papà? Ma va’ là. L’organizzatore di quella campagna dell’Ulivo, Gianni Pecci, ha rivelato a Libero l’ovvio: i fondi si raccoglievano proprio per mantenere la simpatica truppa di volontar i, certo idealisti ma pure dotati di un onesto appetito e bisognosi la notte persino di un letto. I soldi li tirava fuori Pecci. Prodi non si mescolava a queste storie volgari. Passano gli anni, siamo al 2003. I bilanci dei partiti non comportano la voce “volontari”, ma non è difficile scorgerne l’anelito risanatore sotto la colonna relativa a stipendi, consulenze, collaborazioni. La sinistra rimborsa questo dispendio di nobili energie con circa 20 milioni di euro. Nella Casa delle libertà il salasso scende a 12,8 milioni di euro. Dove stanno i mercenari? Che ipocrita, mister Mortadella. Chi lo consiglia? Dev’essere un volontario a pagamento, uno di quei maghi della propaganda che hanno fatto già perdere Kerry in America. Così, partito con il sicuro istinto del rottamatore, come ai tempi della Fiat, Prodi è rimasto impigliato nel suo macchinario. Ha allungato la candida mano per spingere sotto la pressa Berlusconi, ma ci è scivolato dentro lui, da bradipo iroso, e finirà a parallelepipedo come le mitiche Duna. Il silenzio di Piero Fassino e Francesco Rutelli, oltre a quello di Walter Veltroni, somiglia al lento volo degli avvoltoi: tra un po’ se lo mangiano. Gratis. Povero Prodi: com’è caduto nella sua stessa trappola? Trattare da demonio l’avversario è da sempre la politica del centrosinistra. Non sarebbe stato un grosso guaio. È vero: stavolta Berlusconi è diventato addirittura il corruttore dei ragazzi, il profanatore del sacro fuoco giovanile. Ne abbiamo però sentite di peggio. Ma c’era un limite ora valicato: mai un pretendente leader di tutti gli italiani aveva trattato i militanti del fronte opposto come lazzaroni pronti a vendersi la coscienza per due euro. Chi è pronto a dare un po’ di tempo e di passione alla causa, si è sentito offeso nell’intimo. Uno così non lo recuperi più, non diciamo per il voto, ma neanche a un qualsiasi dialogo. Questo stesso sentimento, per via di conoscenze e di simpatie, va molto al di là del giro dei militanti. Come cerchi nel lago. Chiunque pensi di votare Berlusconi, persino chi ha il dubbio, si sente trattato come una meretrice (siamo gente colta). Prodi finisce per alimentare quello spirito da guerra civile mentale e verbale denunciato da Giampaolo Pansa e Paolo Mieli. Sia chiaro: questo di Prodi non è un incidente, ma un’ideologia. Si fa coincidere l’area del consenso ulivista con l’unico ambito dove ci siano ideali e valori. Il prodismo ha la pretesa di aver spremuto l’essenza di cattolicesimo, liberalismo, socialismo, comunismo. I militanti che se ne libano sono idealisti per definizione, gli euro da loro incassati sono come le offerte per il prete della messa, denari purissimi. Fuori di lì galoppa il Cavaliere Nero con le truppe avide di lercia ricchezza. La trovata prodiana di definire «mercenari» i ragazzi di Forza Italia è nella logica di questo scempio del buon senso. Non tutta la sinistra è così. Guarda su, Prodi: li vedi gli avvoltoi? Vengono giù. Speriamo. Ben altra faccenda è la militanza di molti ragazzi del centrodestra. Testimonia il cavaliere del lavoro Giovanni Bettanin da Noventa Vicentina. «Caro Feltri, due righe a proposito della scandalosa polemica avviata da Romano Prodi per i mille “giovani mercenari” di Forza Italia. Conosco personalmente una di queste “giovani”, una vicentina, presente quando è stata formulata la proposta. L’idea è di partecipare – per il periodo elettorale – ad incontri quindicinali a Roma con Berlusconi o altri esponenti del partito. I giovani daranno voce alle aspettative della società civile del loro territorio. Berlusconi ha proposto un rimborso spese e ha fatto la battuta che “se il partito non ha soldi, ci penserò personalmente”. Non si è assolutamente parlato di stipendi. Niente a che fare coi mercenari ». E, cari ragazzi, se volete un consiglio: non fate conto su quei rimborsi spese. Forza Italia non è mica la Cgil.
Tratto da Libero del 7/12/2004
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