Costa e Biondi: nella maggioranza troppi signorsì, occorrono forze nuove come i radicali
ROMA – [g.l.r.] Un nuovo governo, con l’ingresso dei Radicali e di Emma Bonino. E la fine del partito dei “berluschini” capaci solo di sussurrare «sì, signore». Queste le richieste che i liberal di Forza Italia Alfredo Biondi e Raffaele Costa fanno a Silvio Berlusconi per rilanciare sia l’esecutivo che il partito. Un partito che, secondo l’ex ministro della Giustizia, «ormai è atrofizzato, senza dialettica interna, pieno di “yesmen” che cercano in tutti i modi di compiacere il capo, di adularlo, di imitarlo, senza avere un millesimo della sua personalità». E il malessere dei liberal trova spazio in una richiesta forte: quella di un nuovo congresso, vero, «perché quello di Assago è stato una farsa». E già lì, secondo Biondi, si poteva avvertire un campanello d’allarme: «Negli spalti c’erano tanti spazi vuoti, troppi, anche quando parlava Berlusconi. Segno di un calo di appeal del Cavaliere nella “sua” Milano che poi ha trovato conferma nel risultato elettorale». Ma a dare la ricetta per risollevarsi ci pensa Raffaele Costa. «Innanzitutto, ci vuole un nuovo governo», spiega il neo presidente della provincia di Cuneo, «non si possono fare aggiustamenti con una coalizione così disarticolata. Meglio cambiare, e subito: via alcuni uomini, tra cui i ministri di Interni e Sanità, e dentro uomini nuovi, migliori, all’altezza della situazione. E occorre rischiare: perché non coinvolgere, per esempio, i Radicali? Io vedrei bene Emma Bonino ministro». E il partito? «Per quanto riguarda Forza Italia», continua Costa, «abbiamo pagato il mancato radicamento sul territorio. E anche i vertici sono stati scelti in modo inadeguato. Anche qui occorre cambiare, ponendo come punto centrale una maggiore dialettica interna». Ecco, la dialettica. «Forza Italia sembra un partito aperto, liberale, ma non lo è», spiega Biondi, «a livello locale, per esempio, è ingessato. Se io, per esempio, scopro un novello Benedetto Croce e lo propongo a un coordinatore regionale, potete stare certi che non verrà candidato e al suo posto ci sarà il solito amico e il solito raccomandato. Purtroppo funziona così. Siamo un partito sempre più conformista, addormentato, incapace di ascoltare la società civile». Rimpianti per la gestione Scajola? «Non è questione di Scajola, di Bondi o di Cicchitto. Il problema è la mentalità. Bisogna ritrovare la passione di stare insieme e di fare politica. Quel fuoco che c’era nel 94 e negli anni passati all’opposizione. E che ora si è spento». E Berlusconi? «Il suo difetto, purtroppo, è che vorrebbe fare tutto lui», osserva Biondi, «ma con gli impegni che ha non è possibile. Ormai anche solo incontrarlo è un’impresa titanica. Ti dice: “caro, ma siete voi che tenete in mano il partito”. Ma lo fa solo per farci contenti. In realtà Forza Italia avrebbe bisogno di un direttivo di dieci, quindici persone al massimo, che si incontra una volta alla settimana. E, invece, facciamo queste assemblee con cento persone dove non si decide niente e non si sa mai quando ci si vede la prossima volta. Vi sembra possibile?».
comments (0)
You must be logged in to post a comment.