Nel suo cammino politico è passato da un orientamento socialdemocratico a Forza Italia, dando a questo partito visibilità nella realtà cittadina. Da dove nasce una scelta del genere? “Vede, io sono un cattolico; un cattolico impegnato per quello che si suole definire il bene comune. Il mio impegno, anche politico, nasce da questa adesione di fondo. In virtù di ciò posso dialogare e condividere talune buone scelte compiute, su un piano umano e sociale, dalla sinistra, ma senza dimenticare che la creatura opera per la costruzione del Regno. Ecco allora che ci poniamo su un altro piano: siamo già nello spirituale e la prospettiva non può che cambiare. Senza dubbio non mancano le difficoltà: la politica — non svelo nulla di nuovo, solo chi si ostina a non voler vedere la realtà potrebbe dissentire — non premia tanto l’onestà quanto colui che incanta, circuisce. Vengono premiati i giochi di potere e non si dà voce ai bisogni della gente; viviamo in un Paese che si compiace di una presunta democrazia, ma in cui ciascuno deroga all’altro le proprie scelte così che nessuno più si sente
degnamente rappresentato”.
E la realtà di Bastia?
“Non si allontana dalla casistica generale: anche qui ci si accontenta dell’apparenza e non si mira ai contenuti, alla sostanza. Nessuno chiede realmente alla gente cosa essa desideri, di cosa abbia veramente bisogno; l’apertura e l’ascolto sono solo di facciata. Da un candidato a sindaco occorre esigere che abbia chiaro il cammino sino ad oggi compiuto ed i progetti per il domani; senza conoscenza non ci può essere progresso né miglioramento. L’esigenza di un rinnovamento è evidente; non si può pertanto prescindere dall’attenzione e dalla cura verso le giovani forze. Altri aspetti rilevanti sono, per la nostra città, la necessità di un rilancio culturale che realizzi un dialogo tra comune e parrocchia, il recupero e la valorizzazione del centro storico, nonché la questione relativa alla viabilità e all’urbanistica”.
(Elena Lovascio)
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