DAL TRIBUNALE

La passione per le moto d’epoca li fa finire sul banco degli imputati. Accusati di riciclaggio per una moto acquistata e rivenduta per anni, ma risultata rubata nel 2017. Un furto senza colpevoli, con un processo che però in base alle contestazioni – ne vede diverse. A finire sotto accusa sono infatti le quattro persone che negli ultimi sette anni hanno condiviso la passione per una Guzzi Falcon degli anni 40, ma senza sapere è la difesa che fosse stata trafugata da un casolare. La storia, abbastanza complessa, parte nel 2017, quando il figlio di un anziano, da poco deceduto, va nella seconda casa di famiglia, un casolare nelle campagne di Bastia, e trova tutto all’aria. La casa era chiusa ed è lampante che qualche ladro sia passato a razziarla. E tra le cose che mancano, il figlio non ha dubbi, c’è proprio la moto d’epoca del padre, tra le sue grandi passioni: una vecchia Guzzi dal valore commerciale di circa 15/20mila euro. Salto in avanti in qualche anno. Un altro appassionato è pronto a comprare la moto dei suoi sogni, la porta a casa, ma dopo due giorni decide di restituirla, non se la può permettere. Nel passaggio all’indietro al venditore (il prezzo concordato alla fine era di circa 5.500 euro, perché non completamente originale) firma una scrittura in cui risulta lui colui che vende, ultimo di una lista di quattro proprietari. Nel frattempo, però, dopo la cancellazione dal Pra per il mancato pagamento dei bolli per decenni, la moto viene “riattivata” per essere messa su strada con le carte in regola. Ed è lì che scatta l’alert: è la moto rubata dal casolare. Le indagini ricostruiscono tutti gli ultimi passaggi di proprietà, dalla moglie di un altro morto scomparso a Bastia, fino all’acquirente che ci ha ripensato. E tutti finiscono a processo, dove difesi dagli avvocati Franco Matarangolo, Andrea Ponti e Flavio Mennella proveranno a dimostrare di non aver saputo del furto iniziale, con i successivi passaggi fatti tutti in buona fede. Prossima udienza, davanti al primo collegio presieduto da Carla Maria Giangamboni (con Esposito e Sconocchia) e l’avvocato Vittorio Betti per la parte civile, fissata al 17 febbraio.

E.Prio.

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