LA STORIA INCIDENTE DI PALERMO: A BORDO UN INSEGNANTE DI SANTA MARIA  – Il racconto-choc del professor Geraci 
  — ASSISI —
«UNO SCHIANTO, uno spavento enorme, ho pensato di morire. Sono fortunato di poter raccontare, oggi, questa avventura, una sciagura sfiorata». Il professor Aldo Geraci, 48 anni, siciliano di nascita, ma in Umbria da oltre quarant’anni (risiede a Santa Maria degli Angeli, è docente di Diritto all’istituto Alberghiero di Assisi dove ricopre l’incarico di vicepreside) ricorda gli attimi terribili vissuti, nella serata di venerdì, a bordo del’airbus 300 del volo della Win-jet che unisce Roma allo scalo «Falcone Borsellino» Palermo.
«Sino a quel momento il volo era andato abbastanza bene, a parte qualche piccola turbolenza e una donna terrorizzata sin dalla partenza — aggiunge il professor Geraci —. Eravamo in orario, visto che l’atterraggio era previsto per le ore 20. Ad un tratto l’aereo ha toccato terra e si è sentito un boato enorme; la carlinga si è riempita di fumo, sono scese le mascherine per l’’ossigeno. Abbiamo temuto di morire: chi urlava, chi piangeva, che pregava: pochi secondi, un’eternità di sensazioni».
L’aereo, che portava 143 passeggeri, ha strisciato per circa 600 metri sulla pista, prima di fermarsi; poi si sono aperti i portelloni. «Nonostante lo spavento — continua — ho cercato di individuare subito una via di uscita. Il mio posto era quasi in coda, c’erano dei portelli aperti e da lì sono riuscito a scendere anche perché l’aereo era praticamente ‘seduto’ sulla parte della coda e quindi è stato abbastanza agevole».
Per certi versi ancora più avventurosa la fase successiva. «In teoria mi ritengo una specie di ‘disperso’ in quanto nessuno mi ha più cercato — spiega —. Una volta a terra ho visto solamente i vigili del fuoco, nessuna indicazione sul da farsi: i soccorsi, insomma, non mi sono apparsi per niente tempestivi. Pioveva e insieme ad altre persone, a piedi, ho raggiunto l’aeroscalo percorrendo forse un chilometro; una macchina ci ha saliti quando eravamo quasi arrivati. A quel punto ho noleggiato una vettura, mi sono cambiato e sono andato a casa di parenti, a Palermo, e da lì ho cominciato a chiamare casa: per dire che ero vivo! E pensare — conclude il professor Geraci — che ero tornato a volare da un paio di anni dopo che per un decennio avevo rinunciato perché non mi sentivo tranquillo. Se tornerò a volare? Ho il volo di ritorno prenotato e non penso proprio di disdirlo».
Maurizio Baglioni

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