Domenico Pelagatti morì annegato in una fossa imhof ad Assisi: indagato il procuratore di San Pietro
Accusa Al religioso è contestata l’imputazione di omicidio colposo
Mai chiuso II pozzetto in cui l’uomo morì non era stato messo in sicurezza
di Francesca Marrucco
PERUGIA- Domenico Pelagatti morì affogato a testa in giù in un pozzetto aperto. Una fossa imhof che nessuno aveva rimosso dopo il motivo per cui era stata creata. E adesso, per quel decesso, che si verificò il 20 ottobre del 2016 ad Assisi, è a processo per omicidio colposo il procuratore dell’Abbazia di San Pietro di Assisi. Proprio ieri mattina, dinanzi al giudice, Giuseppe Narducci, sono stati sentiti alcuni testi dell’accusa.
Secondo quanto ricostruito l’imprenditore “mentre passeggiava con il cane lungo il Prato del Pallareto, si sporgeva con la testa all’interno del tombino verosimilmente per raccogliere un oggetto che gli era caduto, le chiavi o il cellulare, perdeva l’equilibrio cadendo all’interno e annegando nell’acqua ivi presente”.
All’imputazione nei confronti del priore di 71 anni, si era giunti dopo un’articolata inchiesta che aveva escluso responsabilità in capo ad altri. E di cui in parte resta traccia nella contestazione. Agli atti, viene infatti ricostruito come “il pozzetto era stato realizzato nel 2007/2008 dalla Sistema Eventi Srl per lo smaltimento delle acque reflue in occasione dell’evento Endurance Lifestyle tenutosi nel 2007-2008 e 2009 e poi successivamente utilizzato dalla Eventi Italiana fino alla risoluzione del contratto d’affitto. II terreno era stato dato in affitto alla Gat&C srl nel 2006 e per 20 anni e da questa società subaffittato fino al 2009, anno in cui il contratto venne risolto anticipatamente. Anche quello tra l’Abbazia e la Gat era stato risolto anticipatamente a marzo 2010. L’abbazia di San Pietro – e qui risiede la negligenza – alla riconsegna del terreno ometteva di porre in essere tutte le misure idonee per rimuovere o mettere in sicurezza il pozzetto in questione”. La famiglia di Pelagatti è assistita dall’avvocato Giuseppe Berellini.
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