Sotto alla statua di Montezuma, il dio della cioccolata, si scioglie. Non come cioccolata tenuta stretta in mano, ma quasi. Si scioglie perché non te lo aspetti Eugenio Guarducci che dentro ai padiglioni del Centrofiere ha trovato la casa ideale per la sua creatura, Eurochocolate. Ventisette anni dopo il primo ciak. Niente polemiche, corso Vannucci lontano, gli assalti al minimetrò che non esistono più. Fa da cicerone in 14mila metri quadrati di stand: area esperenziale, commerciale e ludica.
Allora Guarducci, come va Eurochocolate a Umbriafiere?
«Nel primo week end abbiamo fatto i numeri che speravamo di fare in una settimana».
Oddio, se la sentono i residenti del centro di Perugia, festeggiano…
«Be, qui neanche un telefonata. Non un problema. Tutto tranquillo e normale».
Non è che vorrà dare un nuova casa alla sua creatura?
«Calma, calma. Ne devo parlare con il sindaco Romizi e con le istituzioni, Regione in testa, che mi hanno dato fiducia. E anche con Sviluppumbria: hanno creduto in noi e mi sembra corretto coinvolgerli. È la prima volta che otteniamo un sostegno pubblico così importante. Quindi è giusto parlarne tutti insieme».
Detta così sembra che abbia già deciso…
«No, no. Però siamo soddisfatti».
Cioè gli affari vanno bene?
«Non guarderei solo a quel dato. C’è una logistica favorevole. La nostra azienda è qui vicino, a Bastiola, non devo far venire i camion in centro per rifornire gli stand alle 5 del mattino e poi andare via di corsa. La gestione della vigilanza è più semplice. E con tutto questo spazio utile ci possiamo sbizzarrire con le nostre idee. Già abbiamo visto quello che si può fare il prossimo anno».
Allora Perugia addio e viva Bastia?
«Addio a Perugia, mai. Magari a Perugia una cosa diversa. Tre punti di distretto del cioccolato come quello di piazza della Repubblica. Si possono aggiungere, piazza Matteotti e i Giardini Carducci….»
A proposito di Perugia, alberghi e ristoranti come se la cavano senza l’invasione dei golosi?
«Guardate i dati del week end: tutto pieno»
Cosa chiedono i cioccogolosi scoprendo la nuova location?
«Tre cose: se la struttura è attrezzata per i disabili, se c’è l’area camper e se possono entrare i cani. Sui camper c’è già un’idea. Quando i turisti escono da qui hanno Perugia a un quarto d’ora e Assisi a cinque minuti, è tutto più facile. Com’è più facile gestire l’accesso nei giorni di punta: avete idea di quanto spazio ci sia nella zona industriale qui intorno?».
Va bene, Guarducci, si è innamorato del Centrofiere.
«Facciamo così: quando sono entrato e l’ho visto vuoto mi son detto: e adesso che ci faccio».
Che valore aggiunto offre questo allestimento?
«Tutto quello che non si poteva fare all’aperto, in centro. Gli stand della filiera del cacao e del cioccolato. Eppure la parte dedicata ai chochi olimpici dove c’è il basket, i gonfiabili, il tennis tavolo, è una soluzione utilissima».
Guarducci, ventisette anni di Eurococholate e in un lampo cambia la storia?
«Tutto è nato per dare alla città di Perugia un evento in un periodo di bassa del turismo. Ora si gira anche a ottobre. Piuttosto, adesso dobbiamo pensare a marzo».
E quindi?
«Quindi, a Perugia, ci sarà a Passo d’Uovo, per l’avvicinamento alla Pasqua. Anche quel periodo dell’anno pre pasquale può essere importante conquistarlo, far arrivare persone in città».
A proposito di anniversari. Ormai sono 15 anni che lei batte sulla Città del Cioccolato. Idea tramontata?
«Macché. Sempre più attuale. Eurochocolate a Umbriafiere ce lo dimostra. Pensate ad avere tutto l’anno un presidio sul cioccolato. Occasione in più per venire a Perugia».
È sempre convinto che il Mercato Coperto sia la location migliore?
«Sarebbe la ciliegina sulla torta. Basta immaginare, non ci vuole molto. Ricordo che a poche decine di metri dal Mercato Coperto è nata la Perugina. Può bastare? Se gli attori di quell’iniziativa di recupero sono disponibili a sedersi a un tavolo, io ci sono…».
E se non dovesse andare. Tanto la Città del Cioccolato da qualche parte Guarducci alla fine cercherà di farla
«Un’altra soluzione potrebbe essere la Città della Domenica».
Ma sarebbe un altro mondo. Sicuro sicuro?
«Senza giocare. Immaginate un’ovovia che sale da Pian di Massiano. Dal centro con il minimetrò ad arrivare lì ci vorranno una ventina di minuti. Magari qualche cosa in più. Come piano B non mi sembra male, no?».
Luca Benedetti
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