I carabinieri impegnati nel caso avevano subito individuato e arrestato i 4 del gruppo rivale
L’INCHIESTA Ci sono anche alcuni amici di Filippo Limini tra i nuovi indagati per la maxi rissa di ferragosto, avvenuta nei pressi di una discoteca di Bastia, e degenerata nell’uccisione del 25enne spoletino. Dopo una meticolosa attività di indagine, i carabinieri di Assisi guidati dal tenente colonnello Marco Vetrulli – hanno identificato, e per ora denunciato, altre cinque persone. L’accusa è per tutti di rissa aggravata. I nuovi indagati vengono messi in relazione col cosiddetto «gruppo di spoletini», non tanto per l’effettiva provenienza geografica o per diretta amicizia di tutti con la vittima, ma per la contrapposizione nelle dinamiche della rissa a quello indicato come il «gruppo di Bastia». Di quest’ultimo fanno parte i quattro indagati arrestati per rissa aggravata e omicidio preterintenzionale, tra cui quello riuscito a fuggire nelle prime ore ed estradato di recente dalla Germania. A fornire una ricostruzione generale di quanto accaduto in quella folle notte era stata, nei mesi scorsi, il giudice per le indagini preliminari Natalia Giubilei, secondo cui in quella maxi rissa non ci furono «aggrediti e aggressori», ma una «volontà di contrapposizione reciproca». Valentino George Neculai, attualmente ristretto nel carcere di Bolzano, avrebbe colpito con più calci il Limini, quando era ancora a terra e prima che venisse investito dalla Opel condotta da Brendon Kosiqi. Quest’ultimo, arrestato qualche ora dopo insieme agli amici Kevin Malferteiner e Denis Hajdelliu (per i quali il giudice ha disposto i domiciliari in attesa del processo) ha sempre raccontato di aver investito fortuitamente il povero 25enne, nel corso di una manovra effettuata repentinamente per sfuggire all’aggressione del gruppo contrapposto. Circostanza in qualche modo confermata nella ricostruzione del gip, che parla della netta inferiorità numerica patita dal gruppo di Bastia e dell’aggressione subita dal conducente e dal passeggero della Opel, che ha poi investito Limini. A confermare l’aggressione era stato anche un amico di Filippo, uno dei pochi rimasti al capezzale della vittima anche dopo l’arrivo dei carabinieri. Il giovane, tra i pochi a dimostrarsi collaborativi nella prima fase, è stato sentito più volte dai carabinieri come testimone. Sempre lui, dopo aver descritto una prima schermaglia avvenuta davanti al locale di Bastia, ai carabinieri ha raccontato di aver udito delle urla e di essersi diretto verso il parcheggio vicino vedendo, all’arrivo, «una rissa con moltissime persone». In particolare, il testimone ha raccontato di aver visto un ragazzo del suo gruppo picchiare il passeggero della Opel, mentre altri erano intenti ad aggredire il conducente. L’aggressione, secondo quanto emerso all’epoca, sarebbe avvenuta «con l’ausilio di bastoni e altri oggetti atti a offendere». Ilaria Bosi
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