Il presidente parla della necessità di guardare al futuro e annuncia: «Agriumbria si svolgerà, è solo spostata a settembre»
NUOVI INVESTIMENTI «In arrivo 25 milioni di euro per ampliare gli spazi ma pensiamo anche all’acquisto di tre ettari di terreni al di là del fiume»
di Silvia Angelici
L’emergenza sanitaria non ha chiuso soltanto le fabbriche e i negozi. Con il rischio del contagio, come noto, sono stati azzerati anche tutti gli eventi fieristici, le mostre e gli expo. Un colpo micidiale per Umbriafiere Spa di Bastia, abituata ad ospitare in un anno manifestazioni di ogni genere, dalle esposizioni, ai convegni, ai meeting aziendali, compresi i concorsi pubblici. Nei tre padiglioni del «Maschiella», 15mila metri quadrati coperti, 700 posti auto, transitano infatti la bellezza di 400mila persone l’anno, migliaia di espositori da tutta Italia. Numeri consistenti, se si considerano le dimensioni della nostra regione. Ma adesso anche la fabbrica degli eventi ha dovuto fermarsi. Tutto rimandato: Expo Casa, Assisi Antiquariato, Caccia Village e Agriumbria, che da sola rappresentava circa 2mila aziende del comparto agroalimentare e della zootecnia. Il presidente Lazzaro Bogliari però preferisce sdrammatizzare e anzi parla di un «New Deal« per rimettersi in gioco con progetti e investimenti importanti. Presidente, l’emergenza Codiv ha fatto saltare quasi tutte le manifestazioni in calendario. Quante ne ospitate in totale? Quali le ripercussioni sul bilancio? «Parliamo di circa 16 eventi l’anno. Poi ci sono i concorsi pubblici, i convegni, i meeting aziendali. La società non ne esce bene. Ma preferisco guardare questo stop come un’occasione per ripartire dall’anno zero. La volta buona insomma per cambiare la rotta. Il nostro fatturato si aggira sui due milioni di euro. Abbiamo sempre chiuso in pareggio. Ma vede, noi siamo abituati a valutare l’utile non tanto guardano i ricavi, piuttosto i valori». E’ da tempo che si parla di potenziare il Centro fieristico… «Ecco appunto, questo è il nostro New Deal. Non dimentichiamoci che il Centro risale agli anni ‘80 e ha bisogno di un restyling importante. C’è un progetto da 25 milioni per coprire seimila metri quadrati, che consentiranno l’ampliamento dei padiglioni. E poi c’è in ballo l’utilizzazione di un terreno al di la del fiume: tre ettari da trasformare in nuovi spazi e fare di Umbriafiere uno dei centri più moderni e competitivi d’Italia. Progetti di cui abbiamo già informato la governatrice Tesei». Presidente, lei preferisce guardare al futuro. Ma intanto è andato in fumo tutto l’indotto legato alle fiere e agli Expo. «Questo è innegabile. Uno studio dell’Università ha valutato che il nostro effetto moltiplicatore va ad incidere sull’economia umbra per circa trenta milioni di euro. Un milione e passa è prodotto soltanto da Agriumbria». A proposito di Agriumbria, c’è una data per riparlarne? «Se tutto andrà bene, il 18-20 settembre… «
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