IL PROCESSO

«Era una guerra». Una frase secca, pesante. È quella che uno dei poliziotti che era di servizio per la partita Bastia- Foligno del 6 aprile 2014 (campionato di serie D) al Comunale, ha detto ieri al giudice nel processo che vede come imputati 14 ultrà tra bastioli e folignati. Il poliziotto è stato
chiamato come testimone per ricostruire i fatti in aula. La partita fu vinta dal Foligno per 1 a 0, ma fuori, alla fine, scoppiò il finimondo. Un tifoso
del Foligno venne colpito alla testa da un sasso lanciato da un ultrà avversario e rischiò di morire. Per quel lancio il tifosi del Bastia finì agli arresti con l’accusa di tentato omicidio. Ai domiciliari altri quattro tifosi
del bastia con l’accusa di rissa aggravata; mentre con l’arresto differito finì in carcere un tifoso del Foligno perché immortalato dalle immagini girate dalle forze dell’ordine (anche con un telefonino) mentre brandiva, negli scontri, un tubo usato per irrigare. Gli scontri, fu ricostruito, vennero
innescati dagli ultrà del Bastia che in piazzale Bakunin, dove c’è la biglietteria dello stadio, entrarono in contatto con gli ultrà del Foligno dopo
aver lanciato fumogeni per coprire l’assalto. Lo scontro a bastonate e cinghiate fu violentissimo e ci scappò la sassata che colpì alla testa il tifoso
del Foligno, anche lui sul banco degli imputati per rissa aggravata.
Dalle indagini di polizia e carabinieri emerse come dal profilo Facebook di un ultrà del Bastia c’era stato un chiaro inviato ai compagni di sciarpa per accogliere i folignati come meritavano. Messaggio agli atti dell’inchiesta.
Dopo arresti e denunce scattarono anche i Daspo.

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